Il presente articolo è un libero adattamento del lavoro della psicologa Giovanna Cialdini, visionabile integralmente al seguente link Laboratori Anastasis

Verranno considerati i seguenti aspetti: 

  • cosa sono le funzioni esecutive;
  • quali sono le loro componenti principali;
  • come si sviluppano nel corso della vita e perché sono così importanti per le persone con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) ma non solo;
  • proposte di attività e giochi.

Le funzioni esecutive sono un insieme di processi cognitivi che ci permettono di pianificare, organizzare, controllare e regolare il nostro comportamento in modo finalizzato ad un obiettivo. Sono fondamentali per affrontare le sfide della vita quotidiana, sia a livello personale che scolastico o lavorativo. I bambini con buone funzioni esecutive sono in grado di svolgere con più facilità compiti complessi e sono in grado di regolare con più facilità le proprie emozioni e i propri comportamenti, di risolvere i conflitti con i compagni e di adattarsi alle situazioni nuove e impreviste.

Carenze nelle funzioni esecutive si possono tradurre in difficoltà ad organizzare le informazioni in modo efficace, a concentrarsi su compiti complessi e a regolare le proprie emozioni, difficoltà nell’eseguire troppe istruzioni alla volta (fragilità di esecuzione di consegne lunghe e/o complesse), nel monitoraggio dell’attività (dove sono arrivato? Come posso proseguire?), difficoltà a procedere in autonomia e difficoltà a tenere il segno o il filo del discorso.
Nella costruzione di un proprio metodo di studio efficace  è sicuramente utile rendere più consapevoli i ragazzi delle proprie caratteristiche in modo da  permettere loro di conoscere le eventuali fragilità nelle FE e trovare strategie più consapevoli per rafforzarsi nell’affrontare le diverse sfide che la scuola e il mondo del lavoro gli proporranno. Ad esempio sapere che il proprio magazzino di memoria di lavoro verbale è fragile può portarli a sfruttare la via visiva di immagazzinamento dell’informazione, oppure nella comprensione del testo utilizzare tecniche di elaborazione come il priming (lettura della domanda in cui trovo la parola chiave da ricercare nel testo per favorire l’attenzione sull’informazione) ed elaborare delle unità di testo non troppo ampie per non sforzare troppo la memoria di lavoro e rischiare di perdere informazioni importanti per il compito.

Le funzioni esecutive si sviluppano gradualmente nel corso della vita, grazie alla maturazione cerebrale e alle esperienze ambientali. La corteccia cerebrale prefrontale viene considerata come il substrato anatomico delle FE. La maturazione di quest’area inizia nei primi mesi di vita ma la piena maturazione è raggiunta solo in età adolescenziale e oltre.

Cosa sono le funzioni esecutive (FE)

Le funzioni esecutive sono un insieme di processi cognitivi che operano in modo coordinato per gestire le informazioni e le azioni necessarie per raggiungere uno scopo. Si tratta di abilità di alto livello che richiedono la partecipazione di diverse aree cerebrali, in particolare la corteccia prefrontale, che è la parte più evoluta del cervello umano.

Possiamo suddividere questi processi in tre componenti principali:

  • Inibizione: la capacità di sopprimere o ritardare una risposta comportamentale o verbale inappropriata o non adatta al contesto. Questa capacità di controllo comportamentale è essenziale per il funzionamento quotidiano e per la regolazione emotiva. L’inibizione ci permette di concentrarci sulle informazioni rilevanti, di resistere alle distrazioni e di controllare i nostri impulsi emotivi o motori; ci permette di adattare il nostro comportamento alle diverse situazioni sociali e ambientali.
  • Memoria di lavoro: la capacità di mantenere e manipolare le informazioni nella mente per un breve periodo di tempo per svolgere compiti cognitivi complessi. La memoria di lavoro ci permette di ricordare le istruzioni, di seguire una sequenza di passaggi, di integrare diverse fonti di informazione e di risolvere problemi; essa è strettamente correlata ad altre funzioni esecutive come l’attenzione selettiva e la flessibilità cognitiva.
  • Flessibilità cognitiva: la capacità di adattare il nostro pensiero e il nostro comportamento in base ai cambiamenti del contesto o delle regole; ci permette di passare da un compito all’altro, di modificare le nostre strategie, di correggere gli errori e di assumere diverse prospettive.

A queste tre si aggiungono pianificazione, monitoraggio e autocontrollo, che però derivano da un’azione integrata delle precedenti:

  • Pianificazione: intesa come capacità di stabilire degli obiettivi, di definire dei sottocompiti, di organizzare le risorse e di monitorare il processo verso il risultato desiderato. La pianificazione ci permette di gestire compiti complessi e a lungo termine, come studiare per un esame o risolvere un problema matematico.
  • Monitoraggio: capacità di valutare il proprio comportamento e i propri risultati rispetto all’iniziale obiettivo da raggiungere; ci permette di verificare se stiamo seguendo il piano stabilito, se stiamo commettendo degli errori, se dobbiamo modificare le nostre azioni o se abbiamo raggiunto il nostro obiettivo.
  • Autocontrollo: è la capacità di regolare le proprie emozioni, i propri pensieri e i propri comportamenti in modo adeguato al contesto e alle situazioni. L’autocontrollo ci permette di gestire lo stress, la frustrazione, la rabbia, la paura e altre emozioni che possono interferire con il nostro rendimento o con le nostre relazioni.

I bambini con buone funzioni esecutive sono in grado di svolgere con più facilità compiti complessi e sono in grado di regolare con più facilità le proprie emozioni e i propri comportamenti, di risolvere i conflitti con i compagni e di adattarsi alle situazioni nuove e impreviste.
La presenza di un eventuale deficit delle FE è stata indagata non solo nell’ADHD e nel disturbo dello spettro autistico ma anche nelle persone con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) e, in particolare, con dislessia evolutiva. I bambini e ragazzi con DSA mostrano frequentemente una compromissione di memoria di lavoro, inibizione e shifting.

Un training di tipo neuropsicologico, basato sul potenziamento della WM (memoria di lavoro) e dell’attenzione, risulta efficace nel migliorare il livello di lettura nei bambini con DSA. E’ essenziale lavorare anche su inibizione di risposte automatiche, pianificazione, utilizzo di processi decisionali, passaggio rapido da vecchie a nuove strategie, focalizzare l’attenzione su informazioni importanti ignorando le informazioni non utili. Si tratta di abilità fondamentali implicate nel processo di lettura, nella decodifica, ma soprattutto nei processi cognitivi per la comprensione del testo.

Come si sviluppano le funzioni esecutive?

Nei primi 6 anni di vita le FE sono guidate verbalmente: ad esempio può capitare di vedere bambini che parlano tra sé e sé mentre compiono un’azione.
Un modello di sviluppo delle funzioni esecutive  prevede tre fasi principali, che rappresentano diversi livelli di complessità.
La prima fase, “fase dell’immagine mentale“, si verifica nei primi anni di vita e si basa sulla capacità di formare e mantenere un’immagine mentale di un oggetto o di un evento. In questa fase, i bambini sviluppano la capacità di manipolare le immagini mentali e di utilizzarle per guidare il loro comportamento.
La seconda fase, “fase del controllo attivo”, si verifica intorno ai 4-5 anni di età e si basa sulla capacità di controllare attivamente il proprio pensiero e il proprio comportamento; i bambini cominciano a sviluppare la capacità di mantenere l’attenzione, di inibire le risposte inappropriate e di iniziare a pianificare il proprio comportamento.
La terza fase, “fase del controllo flessibile”, si verifica intorno ai 7-8 anni di età e si basa sulla capacità di adattare il proprio pensiero e il proprio comportamento in base alle esigenze della situazione e del contesto; viene sviluppata la capacità di cambiare le proprie strategie in base alle nuove informazioni, di considerare diverse prospettive e di risolvere problemi via via più complessi. Le funzioni esecutive sono strettamente correlate e si influenzano reciprocamente durante lo sviluppo.

Link ad attività che favoriscono il miglioramento delle funzioni esecutive

  • Esercizi, anche sulle funzioni esecutive, del CIMeC di Trento
  • Esercizi del servizio sanitario Emilia Romagna
  • App per potenziare la memoria di lavoro

Alcuni giochi che favoriscono lo sviluppo delle funzioni esecutive

Dai grandi classici come Forza 4, che allena l’attenzione, la pianificazione e l’inibizione, al Memory che stimola l’attenzione e le abilità di memoria e di ricerca visiva, alla Dama (e nella sua variante dama cinese) che allena la pianificazione, la flessibilità cognitiva e l’organizzazione visuo-spaziale, allo Shangai che serve a stimolare l’attenzione focalizzata, l’inibizione della risposta e a potenziare lo sviluppo delle abilità fino-motorie, alle Carte Uno che allenano l’attenzione, la working memory, la pianificazione. Interessanti anche le linee di giochi edite da case editrici quali Erickson, Creativamente, Asmodee e la Fabbrica dei Segni, che mettono a disposizione moltissimi e variegati materiali specifici per fasce d’età, in grado di allenare la memoria di lavoro, l’autocontrollo, la velocità di elaborazione, la ricerca visiva, le capacità di calcolo, la denominazione, il ragionamento induttivo, l’inibizione, la memoria, la pianificazione, la flessibilità cognitiva, il problem solving, le capacità morfosintattiche, lessicali, di costruzione di frasi e di narrazione.

Laddove possibile, l’utilizzo di questi materiali in contesto gruppale ha un’enorme potenzialità: il gruppo rappresenta il contesto più ecologico simile agli ambienti di vita che vivono i bambini (in famiglia, a scuola, col gruppo dei pari); in gruppo è possibile lavorare su una serie di aspetti comportamentali (ad es. il rispetto del turno), ed emotivo-relazionali (ad es. lavoro sull’espressione della rabbia agonistica, o sulla cooperazione per il raggiungimento di un obiettivo comune); il confronto con il gruppo può diventare terreno fertile per far emergere differenze individuali ma anche emozioni condivise ed esperienze comuni che fanno sentire i bambini accolti, compresi e meno soli, e può diventare un’opportunità di arricchimento per il singolo bambino (sappiamo quanto i bambini apprendono per imitazione di un modello).

Un pari competente può essere un modello molto più efficace dell’adulto nel favorire lo sviluppo potenziale, perché più simile per caratteristiche al bambino.

Un altro vantaggio del lavoro in gruppo è la possibilità di passare naturalmente dal potenziamento cognitivo al potenziamento delle social skills, dal momento che nel contesto gruppale emergono una serie di situazioni sociali complesse che favoriscono anche lo sviluppo di capacità di mentalizzazione e di empatia.

I due giochi seguenti sono proposti da Serena Costa psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

“Vietato dire sì e no”

Il gioco consiste nel fare a turno delle domande ai compagni di gioco i quali, per non perdere, devono riuscire a rispondere senza dire la parola sì e la parola no. Facciamo qualche esempio. Si può chiedere: “Ti è piaciuto oggi stare a scuola?”; se il bambino risponde “sì” o “no” perde, quindi, per continuare il gioco deve rispondere con frasi tipo: “è stato terribile!” oppure “certo, mi è piaciuto molto”. Un altro esempio potrebbe essere la domanda: “Hai lavato i denti?” e la risposta potrebbe essere “Ovviamente” oppure “Ops, l’ho dimenticato”. E avanti così. Vi assicuro che può diventare davvero divertente!

“Il gioco del silenzio rivisitato”

Un altro gioco utile per allenare la funzione esecutiva dell’inibizione è il gioco del silenzio ma rivisitato da me. Il classico gioco del silenzio, utilizzato molto spesso a scuola, consiste nel fare il maggior silenzio possibile per essere scelti dal compagno che, alla lavagna, nasconde un gessetto nelle mani. Vincono tutti i bambini che vengono scelti almeno una volta per trovare il gessetto. La mia versione del gioco del silenzio non prevede l’utilizzo del gessetto.

In pratica si deve chiedere ai bambini di stare in silenzio e un giocatore a turno, deve cercare di far perdere i compagni inducendoli a rispondere a delle domande. Quindi, il giocatore deve fare delle domande e gli altri devono cercare di non rispondere. Perde chi risponde. Le domande possono essere le più diverse ma il gioco diventa divertente se le domande sono più personali e semplici possibile del tipo: “Tu hai un fratello vero?”, oppure “Cosa hai mangiato a pranzo?”. Nel caso di domande alle quali si potrebbe rispondere con i gesti, si può decidere di vietare anche le risposte non verbali. Questo è un gioco che mi sono inventata quando mi sono ritrovata a fare delle supplenze come insegnante ma l’ho replicato anche in altre occasioni in famiglia. Solitamente ero io a svolgere il ruolo di chi faceva le domande e ho sempre visto grande divertimento nei bambini. Consiglio di farlo anche alle mamme a casa per esempio quando si è a tavola. E’ un gioco molto utile per ristabilire un po’ di silenzio e calma in modo giocoso e divertente. E poi il fatto che ci giochi anche la mamma o il papà lo fa diventare ancora più speciale!